Disparità di genere: i dati INPS confermano il divario
Istruzione e accesso al lavoro
A leggere il Rendiconto di Genere 2024, pubblicato dall’INPS il 24 febbraio scorso, si direbbe proprio di no: il quadro che emerge è ancora di forte disparità e permangono condizioni di svantaggio delle donne sia nell’ambito lavorativo che familiare e sociale.
Le diplomate e le laureate hanno superato i diplomati e i laureati in ogni corso di studio, rispettivamente con il 52,6 % e il 59,9% sul totale dei diplomi e delle lauree conseguite. Tuttavia, quando si passa dalla scuola al mondo del lavoro, le cose cambiano: il tasso di occupazione femminile è pari a 52,6 % contro il 70,4% degli uomini e le assunzioni femminili rappresentano solo il 42,3% del totale.
Instabilità occupazionale e gender pay gap
Non solo. Anche l’instabilità occupazionale riguarda soprattutto le donne: solo il 18% delle assunzioni di donne sono a tempo indeterminato a fronte del 22,6% degli uomini. Le lavoratrici con un contratto a tempo parziale sono il 64,4% del totale e anche il part-time involontario è prevalentemente femminile e rappresenta il 15,6% degli occupati, rispetto al 5,1% dei maschi.
Continua ad essere preoccupante il gender pay gap: le donne percepiscono stipendi mediamente inferiori del 20% rispetto agli uomini, con settori in cui la differenza arriva fino al 66,5%. Solo il 21,1% dei dirigenti è donna, mentre tra i quadri il genere femminile è pari al 32,4%.
Divario pensionistico e carico familiare
Lo squilibrio permane anche in fase di ritiro dal lavoro, visto che nonostante le donne siano più numerose come beneficiarie di pensioni, il divario pensionistico è notevole e riflette le differenze contributive e retributive maturate nel corso della vita.
Non va meglio fra le mura domestiche: spetta ancora alle donne la maggior parte dei carichi di cura. Nel 2023, le giornate di congedo parentale utilizzate dalle donne sono state 14,4 milioni, contro appena 2,1 milioni degli uomini e le offerte degli asili nido, certifica l’INPS, rimangono insufficienti.
Violenza di genere e mancanza di risorse
Pure le denunce per violenza di genere sono aumentate, evidenziando una problematica ancora radicata. Il Reddito di Libertà, erogato dall’INPS alle donne vittime di violenza in ambito familiare, nel 2021 aveva coinvolto 2.418 donne ma negli anni successivi, per mancanza di risorse, sono stati confermati i trattamenti solo in Emilia-Romagna e in Friuli-Venezia Giulia, grazie a risorse regionali.
Un impegno collettivo per il cambiamento
Presentando i dati, il Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, Roberto Ghiselli ha concluso che “affrontare il problema delle discriminazioni di genere significa agire su tutte le dimensioni del problema, che riguardano il mercato del lavoro e i modelli organizzativi nel lavoro, la rete dei servizi, la dimensione familiare e quella culturale. Viene pertanto chiamata in causa la responsabilità e l’impegno di tutti gli attori istituzionali, politici e associativi”.